Le imprese aderenti all’Italy China Council Foundation hanno lanciato un appello alle autorità presenti, in occasione del Forum economico per la Cooperazione italo-cinese, perché Pechino allenti le misure anti-Covid: “Andare in Cina – dice il presidente dell’Iccf, Cav. Lav. Mario Boselli – è indispensabile non solo per far funzionare attività già presenti ma soprattutto per avviarne di nuove, e poter costruire un rapporto con le controparti cinesi”.
I numeri dell’interscambio tra l’Italia e la Cina, fonte le Dogane cinesi, evidenziano un aumento dello squilibrio della bilancia dei pagamenti con la Cina già nel corso del 2021, riconducibile alla ripresa e all’aumento generalizzato dell’import italiano verso e oltre i livelli pre-pandemia, grazie a una pronunciata ripresa dell’attività economica e dei consumi interni.
Un andamento accentuato nel 2022: complessivamente, l’interscambio nei primi 10 mesi è cresciuto del 9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, trainato dall’export cinese nella Penisola (+23%, pari a 43 miliardi di dollari), mentre l’import ha registrato un calo del 10% (23 miliardi, comunque sopra i livelli pre-pandemici): “Paghiamo – spiega Alessandro Zadro, responsabile del Centro studi dell’Iccf – sicuramente il prezzo delle chiusure in Cina dovuto alla pandemia: l’Italia, che lo scorso anno era arrivata a esportare 30 miliardi dollari, poco dietro alla Francia tra i partner commerciali di Pechino in Europa, è un Paese che esporta soprattutto beni di lusso e voluttuari, legati quindi alla circolazione delle persone”.
Le Regioni che più esportano verso la Cina sono i clienti del porto di Genova: Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, e le regioni cinesi che comprano più prodotto italiano sono quelle di Shanghai (il 44% del totale), Guangdong (12,2%, che è la ricca area tra Hong Kong e Macao) e Pechino (9%).
L’Italia è la 21° fonte di importazioni per la Cina. Dall’indagine condotta dalla Fondazione sui grandi gruppi cinesi in Italia (sono 722) e le aziende italiane in Cina e a Hong Kong (2.100), emerge che la Cina guarda sempre più all’Italia come un’area dove investire nelle attività di Ricerca e sviluppo grazie all’alto livello di qualifica della sua forza lavoro: “La crescita degli investimenti italiani in Cina – si aggiunge però nel rapporto – è peraltro una misura necessaria anche per rispondere alla crescita qualitativa cinese”.