Il Gruppo Lombardo

 

L’Ordine “al Merito del lavoro” e l’Onorificenza

Il lungo processo che portò l’Italia sulla decisiva via dello sviluppo, iniziato nel secondo Ottocento e culminato, nei primi anni del ‘900 nella espansiva “età giolittiana” fu accompagnato e quasi legittimato attraverso l’istituzione di una onorificenza che intendeva esaltare a livello istituzionale i valori e i protagonisti di questa trasformazione modernizzatrice. Fu proprio agli albori del nuovo secolo che l’allora presidente del consiglio Giuseppe Zanardelli presentò il decreto dell’“ordine cavalleresco al merito agrario, industriale e commerciale” con il quale,  il 9  maggio 1901, il re Vittorio Emanuele III istituì l’ordine dei “Cavalieri del Lavoro” dando infine realizzazione ad una incompiuta decorazione creata il 1° maggio 1898, per premiare “coloro che avessero acquistati titoli di segnalate benemerenze nell’agricoltura, nell’industria e nel commercio”. Nasceva così una nuova “nobiltà” che aveva nel lavoro il proprio tratto genetico e che dava lustro all’Italia attraverso la biografia imprenditoriale di tanti industriali, agricoltori/agrari, commercianti avevano avuto il merito di dimostrarsi “singolarmente utili alla società” come protagonisti dello sviluppo economico, anche attraverso l’ampliamento e l’applicazione concreta di nuove scoperte scientifiche. Nel 1911 la concessione fu estesa anche a cittadini che avessero acquisito benemerenze in paesi esteri. In quell’anno il numero dei cavalieri nominati ogni anno, inizialmente di 80, fu ridotto a 60,  definitivamente assestatosi su 25 dal 1934. Nel 1921, la dicitura “al merito agrario, industriale e commerciale” fu mutata e la denominazione dell’ordine divenne “al merito del lavoro”. Nel 1923 furono introdotte modificazioni più sostanziali e per la prima volta la concessione dell’onorificenza fu legata a “titoli di singolare benemerenza nazionale”. Dopo la sospensione delle nomine nel 1944, nel 1952 l’ordine al merito del Lavoro venne recepito tra quelli recepiti della nuova Repubblica italiana. Inoltre, dal secondo dopoguerra, con le riforme del 1952 e del 1986 il bacino di attingi mento delle nuove candidature venne adeguato alla mutata realtà economica e quindi allargato anche ai settori artigianato e attività creditizia e assicurativa, dapprima, e servizi e turismo, poi. Con la riforma del 1986 la concessione dell’onorificenza fu allargata ai cittadini stranieri che avessero operato a favore dell’economia italiana e tra i principali requisiti richiesti per il conferimento fu introdotta una “specchiata condotta civile e sociale” cosicchè ora l’ordine al “Merito del Lavoro” impegna gli insigniti ad uno stile di vita e di lavoro orientati da valori etici e morali volti al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del paese. La procedura di selezione dei candidati è piuttosto complessa e severa coordinata attualmente dal Ministro dello Sviluppo Economico  di concerto con il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali per il settore di competenza e con il Ministro degli Affari Esteri per i cittadini italiani residenti fuori dal territorio nazionale, l’istruttoria deve verificare che il candidato

 

  • – abbia compiuto opere capaci di influenzare l’economia del paese;
  • – abbia svolto opere intese all’elevazione economica e sociale dei lavoratori, contribuendo in tal modo all’eliminazione dei divari esistenti;
  • – abbia operato per lo sviluppo e la cooperazione e in aree e in campi di attività economicamente depressi

nonché (dopo le ultime modifiche alla legge sull’Ordine (legge 15 maggio 1986, n. 194, art. 3) che egli

 

  • – abbia operato nel suo settore in via continuativa e per almeno venti anni con autonoma responsabilità;
  • – abbia adempiuto agli obblighi tributari e soddisfatto ogni obbligo previdenziale ed assistenziale a favore dei lavoratori;
  • – non abbia svolto in Italia o all’estero attività economiche e commerciali lesive dell’economia nazionale.

I 25 imprenditori selezionati tra quelli dichiarati idonei dal Consiglio dell’Ordine vengono nominati ogni anno, il 2 giugno, dal Presidente della Repubblica in occasione della festa della Repubblica, e ricevono l’onorificenza al Quirinale. L’attuale decorazione consiste in una croce greca d’oro piena, caricata di uno scudo tondo, smaltata in verde, recante su un lato l’emblema della Repubblica, e sull’altro la dicitura “al merito del lavoro – 1901”. Prima della Repubblica essa presentava su un lato la cifra del fondatore, Vittorio Emanuele III. La croce si porta attaccata al lato sinistro del vestito, con un nastro verde listato, al centro, da una banda color rosso. Il nastro può essere portato anche senza decorazione.

La Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro

Il desiderio di riconoscersi in una identità collettiva nella quale tutti i neo eletti cavalieri del lavoro potessero coordinare le loro propensioni e le loro azioni stimolò ben presto il desiderio di fondare un organismo sociale. L’idea nacque durante la prima riunione di Cavalieri del Lavoro a Roma il 19 aprile 1903 e fu ripresa nel 1911 in occasione del primo congresso nazionale dei Cavalieri del Lavoro a Torino, tenutosi in concomitanza delle celebrazioni per il cinquantenario del Regno; ciò  portò dapprima alla nascita della Associazione nazionale dei cavalieri del lavoro, a cui si propose (nel settembre del 1919) di dare forma federativa. Giudicando che i rapporti tra i Cavalieri del lavoro sarebbero stati più facili e frequenti se condotti a livello regionale, il 30 novembre 1922 fu deliberata la costituzione della Federazione, con compiti di collegamento e di integrazione. Il successivo 27 maggio 1923 la precedente Associazione fu sciolta e fu approvata la costituzione della Federazione, di cui fu eletto primo presidente Giovanni Raineri, già presidente – dal  1919 – dell’Associazione nazionale. Infine, il 23 marzo 1925 fu pubblicato il decreto di erezione in ente morale della Federazione.Con regio decreto del 21 giugno 1934 la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro fu autorizzata a fregiarsi di un proprio stemma tripartito in palo: al 1° e al 3° in verde, al 2° centrale in rosso caricato della croce di cavaliere accompagnata ai quattro angoli da quattro api d’oro. Sotto, un cartiglio dai colori verde e rosso reca il motto “Me l’ovrare appaga”. A Giovanni Raineri, che fu presidente dal 1923 al 1944, seguirono, a capo della Federazione: Enrico Pozzani (1944-1966), Furio Cicogna (1966-1973); Bruno Velani (1973-1981); Alfredo Diana (1981-2001); Mario Federici (2001-2007); Benito Benedini (2007-2013); Antonio D’Amato (2013 – Oggi). Con la formazione dei primi gruppi regionali a partire dagli anni Venti, la Federazione assunse la sua nuova articolazione territoriale. Dopo quello piemontese, costituito nel 1918, furono creati il Gruppo lombardo nel 1922, quello siciliano nel 1923, il Gruppo triveneto nel 1926, i gruppi ligure ed emiliano-romagnolo negli anni 30 e quelli toscano e del Mezzogiorno nel 1953. Il Gruppo centrale si identificò invece fin da subito con l’operato della Federazione nazionale.

 

Il Gruppo Lombardo

Articolazione regionale della Federazione nazionale, il Gruppo lombardo nacque per interpretare, amplificare, e dare efficacia e dimensione locale alle azioni svolte dalla Federazione a livello nazionale. Forte di una rappresentanza che al 1922 (data di costituzione del gruppo) poteva contare su ben 197 insigniti afferenti alla Lombardia, il Gruppo lombardo è da sempre il più numeroso, inserito in un contesto, quello del Nord Ovest (comprendente Piemonte, Liguria e Lombardia) che ha sempre partecipato alla rappresentanza nazionale dei Cavalieri del lavoro con alte percentuali di nomine: il 39% dei cavalieri nominati negli anni del decollo industriale (262 cavalieri sui 675 – e, tra  l’altro, i 104 nominati nel 1902 abbracciano anche gli ultimi decenni dell’Ottocento) appartenevano a quest’area, così come il 44% del periodo fascista (231 su 528), il 40% del miracolo economico degli anni ’50-’60 (199 su 499) e il 37% (176 su 476) degli anni recenti. Dal 1902 al 2017 (con le eccezioni degli anni 1915, 1917, 1923, 1926-27, 1929 e 1944-51) gli insigniti dell’Onorificenza sono stati 2853 di cui 664 lombardi. Le attività di provenienza dei Cavalieri del Lavoro lombardi sono evidentemente espressione del tessuto economico imprenditoriale regionale caratterizzato dalla presenza di tutti i settori economici, dall’agricoltura all’industria al terziario ma come in tutta Italia, il settore di attività più rappresentato è sempre stato quello industriale, settore nel quale più manifesta può divenire l’espressione dello sviluppo e dell’innovazione tecnologica, uno dei “meriti al lavoro” di più facilmente riconoscibile evidenza. Tutti questi imprenditori misero a disposizione del Gruppo Lombardo dei Cavalieri del Lavoro le loro progettualità, creatività, capacità di analisi, energie, partecipando ai dibattiti sviluppatisi in seno ai Consigli direttivi del Gruppo e nelle manifestazioni da questo organizzate. Queste iniziative, fin dall’inizio, furono orientate da una parte all’analisi delle problematiche economiche e sociali della Lombardia e del Paese e dall’altra, a svolgere concrete azioni a sostegno della crescita e del mondo del lavoro.

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IL GRUPPO LOMBARDO