“Moncler ha 70 anni, la mia avventura con il marchio, extraordinary, è iniziata nel 2003, ma sento e mi impongo di continuare a lavorare come se guidassi una start up. E dico la stessa cosa a tutte le persone che lavorano in azienda, indipendentemente dalla posizione che ricoprono. Sulla carta, sarebbe una regola aurea per qualsiasi azienda di qualsiasi epoca. Ma oggi lo spirito da start up è più necessario che mai: il digitale corre, dal punto di vista tecnico, più veloce di noi esseri umani. Per stare al passo dobbiamo usare ciò che i computer non hanno, l’immaginazione. O il sogno, per dirla in modo ancora più poetico” queste le parole del Cav. Lav. Remo Ruffini, patron del marchio Moncler protagonista di uno straordinario evento milanese che durante un’intervista al Sole 24 Ore ha spiegato:
“Se da una parte il digitale ci ha avvicinati ed è una sorta di nuovo esperanto, le differenze tra culture, società e Paesi continuano a esistere. Ben vengano le videocall e ogni altra forma di comunicazione da remoto, ma per capire davvero come le persone vivono, pensano, reagiscono emotivamente agli stimoli bisogna esserci fisicamente in una città o un Paese. Non vado in Cina da molto tempo, ad esempio, e credo che solo quando potremo ricominciare a frequentare quel Paese faremo gli investimenti giusti. Cina e Stati Uniti sono tra le aree con maggiore potenzialità per il marchio”.