«Ma la strada è tracciata, programmiamo la Borsa già dal 2013. Ci siamo adattati a tutti i processi di governance e rendicontazione richiesti, la rotta rimane quella. Ma evidentemente il momento storico non è l’ideale».
Congelata e rimandata la Borsa, EPTA non frena però sul percorso di crescita.
«Abbiamo finanza e debito in ordine, lo scouting di opportunità per noi è una costante». Due le direttrici per l’mea: allargare la base geografica (già oggi fattura il 75% in Europa, di cui solo il 13% in Italia, e il 15% in America), oppure il range di prodotti e i servizi ai clienti, integrando quelli post-vendita e di assistenza tecnica. «In media abbiamo fatto un’acquisizione all’anno di aziende fino a 40 milioni di fatturato. Sappiamo che il mercato potrebbe aiutarci a mettere a segno l’operazione transformational, quella da 400 milioni che da soli sarebbe difficile fare».
Oltre a fornire i macchinari, Nocivelli guida Epta sempre più a un ruolo di abilitatore della trasformazione dei suoi stessi clienti, in ottica di sostenibilità. «Grazie al genio e alla tenacia dei nostri tecnici», Epta è riconosciuta nel mondo per la tecnologia che utilizza la CO2 di scarto dei processi industriali. «Quando un banco frigo tradizionale disperde un chilo di gas, ha un impatto pari 4 mila chili di CO2. Considerando che solitamente in un supermercato si dispedono 25 chili di gas, la differenza d’impatto sull’ambiente tra la nostra tecnologia e quelle tradizionali è come tra il peso di un trolley e un locomotore» ha spiegato il Cav. Lav. Marco Nocivelli, alla guida del Gruppo.