In un editoriale pubblicato sul quotidiano Il Foglio, il Cav. Lav. Federico Marchetti ha raccontato come, e perché, abbia deciso di lavorare alla nuova sfida internazionale verso una moda più consapevole, responsabile e lenta. Di seguito un estratto:
“Quando il Principe Carlo mi ha proposto di diventare Presidente della sua Taskforce sulla moda sostenibile, ho pensato: perché non provare a mettere insieme la visione di secoli di una monarchia e di un campione antesignano della sostenibilità (il suo primo discorso sulla plastica è del 1970), con il massimo della modernità, dell’innovazione e della tecnologia per operare di nuovo una scossa tellurica nel campo della moda? Ho riflettuto ancora una volta sul tempo e ho capito che ne avevo poco per convincere la moda che era il momento di cambiare (l’ONU ha stabilito come limite il 2030 per la riduzione delle temperature e la decrescita della Co2), ma abbastanza per dimostrare che si poteva agire concretamente e lasciare subito un segno. La taskforce che comprende un gruppo ristretto di “concreti sognatori” (brand, retailer tra i più importanti al mondo) ha da subito iniziato a lavorare su traguardi tangibili senza aspettare il 2030. Il primo step è stato l’introduzione di un passaporto digitale per i capi di moda, che di recente è stato presentato al G7 a Roma e al COP26 in Scozia. Questo passaporto ha un obiettivo concreto: consentire al consumatore di conoscere la storia del capo che sta comprando, le materie usate, la supply chain, di sapere chi lo ha posseduto prima e se è stato riparato: è un modo per educare i clienti a fare scelte più consapevoli e sostenibili. Il nostro obiettivo è invece: correre velocissimi verso una moda più lenta e responsabile”.