Il Cav. Lav. Stefano Mauri riceverà nei prossimi giorni il Premio Pavese 2021.
Di seguito la motivazione del prestigioso riconoscimento:
Stefano Mauri è oggi a capo di GEMS, il secondo gruppo editoriale italiano, di per sé una qualifica che non dovrebbe attirargli le simpatie dell’opinione colta del nostro Paese. È noto infatti che i cosiddetti ‘grandi gruppi’ sono in genere ritenuti responsabili del decadimento dell’editoria libraria: appiattimento nelle scelte, uniformazione, perseguimento ripetitivo di un vantaggio esclusivamente economico. Eppure, e questa è solo la prima delle sue molte diversità, GEMS gode invece di una buona stampa o perlomeno, in quanto grande gruppo, di un cauto se non rispettoso silenzio. Diverso il gruppo GEMS lo è sempre stato, a partire dal fatto che ha avuto non un fondatore, ma due, due figure mitiche dell’editoria italiana, Luciano Mauri e Mario Spagnol, accomunati da una ferrea amicizia, ma tra loro diversissimi, se non opposti, per visioni del mondo e stili di vita. Scomparsi i fondatori, è venuta in luce la maggiore delle diversità di GEMS, e cioè il fatto che, contraddicendo una legge universale, la seconda generazione, costituita dai figli dei fondatori, Stefano Mauri e Luigi Spagnol, si è rivelata persino migliore della prima e ha condotto il gruppo GEMS non solo alle dimensioni, ma al prestigio di cui oggi gode. Tra i due, Luigi Spagnol, purtroppo scomparso atrocemente, ha rappresentato la sensibilità editoriale, la capacità rabdomantica di individuare l’autore e di trasformare il suo libro in un successo spettacolare. Ma l’architetto di GEMS, quello che ha costruito il gruppo e gli ha dato le sue regole di funzionamento è stato ed è Stefano Mauri. E anche qui la parola chiave è diversità, in questo caso diversità di profili, di fisionomie delle case editrici che compongono il gruppo. Profili e fisionomie ben riconoscibili nonostante non derivino da una storia pregressa, ma siano, per la più parte, il frutto di un lavoro attento compiuto in anni recenti, una paziente costruzione di identità diversificate. Soprattutto, Stefano Mauri è riuscito a trovare il punto di equilibrio tra principi e metodi gestionali unificati e centralizzati da una parte e libertà di ricerca, cioè autonomia editoriale, dall’altra. E miglior elogio non si potrebbe fare a chi guida un grande gruppo.