In un’intervista rilasciata al sito del quotidiano Il Sole 24 Ore, Valentina Pellegrini, figlia del Cav. Lav. Ernesto Pellegrini, ha spiegato come il loro ristorante Ruben stia continuando a prestare servizio nonostante le grandi difficoltà dettate dal Covid. “Serviamo 200 persone a sera. Non appena la pandemia si ridurrà, torneremo a ospitare qui i clienti. Dal 2014, abbiamo assegnato novemila tessere e distribuito trecentoventinovemila cene. Le persone ci vengono inviate dalla Caritas, dalle parrocchie, dai servizi sociali pubblici. Operiamo su un segmento particolare: i così detti penultimi. La sera di Natale abbiamo consegnato 450 cene e 190 regali ai più piccoli”.
Il ristorante, in cui si paga e dove si lavora sulla non cronicizzazione, si rivolge infatti a persone che hanno perso il lavoro o che hanno improvvise difficoltà economiche. “La tessera dura tre mesi. Si può naturalmente rinnovare. Ci mancherebbe. Ma la logica è quella del sostegno temporaneo. Non a caso, abbiamo dato vita con la Fondazione Ernesto Pellegrini, che gestisce formalmente il tutto, a attività complementari: abbiamo assunto muratori e artigiani conosciuti qui per ristrutturare cinque appartamenti una volta dell’Aler, che poi abbiamo assegnato ad altrettante famiglie che frequentano Ruben” ha spiegato Valentina Pellegrini che ha anche raccontato l’origine del nome Ruben: “Mio padre abitava in una cascina a Morsenchio, una frazione vicino a Linate. La sua famiglia coltivava, per la vendita, frutta e verdura e allevava, per autoconsumo, galline e conigli. Per loro lavorava Ruben. Durante il Boom economico, la cascina e la terra vennero espropriate per costruire case e palazzi. Mio padre e i suoi ebbero diritto a un appartamento in una casa popolare. Ruben, che non possedeva la terra, no. Mio padre andò a lavorare alla Bianchi come contabile. Un giorno, all’improvviso, lesse sul quotidiano “La Notte” di un barbone che era morto assiderato nella sua baracca. Era Ruben. Da piccola me ne ha parlato spesso. Per lui era stato un doppio grande dolore: non era stato in grado di aiutarlo e aveva saputo così, un giorno all’improvviso, della sua morte”.