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“FUTURE OF WORK 2020”: SOLO IL 6% DELLE AZIENDE ABBANDONERÀ LO SMART WORKING DOPO LA PANDEMIA

Dicembre 17, 2020
in 2020, Archivio

È stata presentata a fine novembre, nel corso di HR Business Summit, la terza edizione di “Future of Work 2020”, survey realizzata da Osservatorio Imprese Lavoro Inaz e Business International e rivolta alle direzioni del personale delle grandi aziende italiane.

Cav. Lav. Linda Gilli

“In tutti i cambiamenti che hanno travolto le imprese quest’anno, si è confermata la centralità del fattore umano” ha commentato il Cav. Lav. Linda Gilli, presidente e AD di Inaz “La ricerca fotografa indubbiamente una situazione in divenire, in cui emergono tendenze a volte contraddittorie, ma una cosa è molto chiara: le esperienze fatte nel 2020 lasceranno una traccia profonda, su tutte il lavoro a distanza. Per trasformare quest’ultimo in vero smart working occorre da un lato proseguire sulla strada della digitalizzazione, ma dall’altro non bisogna mai perdere di vista il ruolo dell’azienda come luogo di socialità e aggregazione. Ogni rivoluzione e questo cambiamento globale che abbiamo di fronte lo è, presenta insidie ma anche opportunità. Le direzioni HR sono chiamate oggi a ridefinire strumenti e modelli in modo che persone e imprese possano trarre vantaggi dal difficile periodo che stiamo vivendo”.

La survey dimostra come le difficoltà che le aziende vivono sulla propria pelle e le preoccupazioni per la crisi economica non spengono la voglia di guardare avanti delle imprese italiane, in particolare per quanto riguarda l’innovazione in ambito HR. Innovazione che, anzi, viene riconosciuta come sempre più necessaria: il 67% delle imprese mette la digitalizzazione in cima alla lista delle priorità e il 60% indica nello smart working l’iniziativa più urgente su cui investire per quanto riguarda la gestione delle risorse umane. Dopo averlo sperimentato in modo forzato durante l’emergenza, infatti, solo il 6% delle imprese dichiara di voler tornare alle condizioni preesistenti senza smart working.

Innovare i modelli di organizzazione del lavoro è indicato dal 69% delle aziende come l’obiettivo prioritario in ambito HR di qui a tre anni, con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2019. Fra le competenze su cui la funzione HR sente di dover migliorare, spiccano formazione e sviluppo di nuove competenze (55% delle risposte, +10% rispetto allo scorso anno).

Una serie di domande introdotta in quest’ultima edizione della ricerca mira invece a indagare come gli effetti della pandemia stiano modificando le prospettive future dell’organizzazione del lavoro. Emerge quindi che, per quanto riguarda il lavoro a distanza, il 78% delle aziende dichiara che l’esperienza è stata positiva durante l’emergenza, ma necessita di una progettualità; il 56% dei Direttori HR evidenzia l’aumento di motivazione e senso di responsabilità dei collaboratori.

Per quanto riguarda le prospettive concrete per il futuro sempre nell’ambito dello smart working, poco meno di due aziende su tre modificheranno il modus operandi precedente, o implementando in modo sistematico lo smart working (43%) o incrementando le pratiche di smart working già in atto (18%). Tra le rimanenti solo il 6% tornerà alle condizioni preesistenti senza smart working, il 3% confermerà le policy di smart working già consolidate e il 31% dichiara di trovarsi ancora dentro il processo decisionale su possibili cambiamenti. Nel dettaglio, per quanto riguarda il mix tra lavoro in sede e lavoro a distanza su base settimanale, per il 35% delle aziende interpellate il lavoro delocalizzato sarà, in proporzioni diverse, comunque prevalente rispetto al lavoro in sede. Il 39% delle aziende prevede invece più prudentemente due giorni su cinque di smart working. Un altro 13% infine si sta orientando per un solo giorno di erogazione della prestazione lavorativa in luogo diverso dalla sede dell’azienda.

Quanto alle criticità dello smart working, l’aspetto su cui si sono maggiormente concentrate le risposte (1 su 5) è quello della leadership, seguita dal rischio di una diminuzione non tanto delle performance, quanto del senso di appartenenza dei collaboratori (18% delle risposte).

La ricerca completa è scaricabile da questo link.

Leggi l’articolo del quotidiano Corriere della Sera dedicato alla ricerca.

Portale di Informazione della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro –  Gruppo Lombardo
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