“Non è facile, ma la strada giusta è stata imboccata dalla Francia, che ha messo otto miliardi di euro sul piatto della riscossa di settore, con il suo Piano di sostegno all’automobile (“Plan de soutien à l’automobile. Pour une industrie verte et compétitive”, reperibile in questo articolo di Industria Italiana; Ndr): il mercato transalpino ha ripreso immediatamente vigore. Si tratta di un disegno forte, che ha come obiettivo la leadership di Parigi sull’elettrico, e che prevede un forte impegno dei due colossi, Psa e Renault. Altra storia in Italia, dove si è cercato di replicare questa strategia, ma investendo pochi milioni, inizialmente soltanto 50. Anche da noi, nonostante l’esiguità degli incentivi, qualcosa si è mosso; ma è solo un risultato temporaneo: non c’è stato nessun cambiamento strutturale” ha dichiarato il Cav. Lav. Marco Bonometti Presidente di Confindustria Lombardia e di Officine meccaniche rezzatesi nel corso di un’ampia intervista rilasciata a industriaitaliana.it durante la quale ha spiegato la drammatica mancanza di una politica industriale dell’auto e commentato la gestione della pandemia da parte del Governo italiano.
“Noi avevamo proposto al governo di incentivare la sostituzione delle vecchie Euro 3 e Euro 4: ce ne sono, in giro, 13 milioni; e se al loro posto circolassero moderne autovetture ibride o anche a motore termico ma più efficienti sotto il profilo ambientale, assisteremmo ad una riduzione delle emissioni del 50%. Non ci ha ascoltato. L’esecutivo ha preferito buttare dalla finestra 100 miliardi, per lo più in assistenzialismo puro o in mancette elettorali. Eppure l’automotive vale il 7% del Pil nazionale, garantisce allo Stato 70 miliardi di tasse ed è molto rilevante per l’occupazione”.
“Cosa è mancato in questi mesi? La voglia di decidere e di assumersi la responsabilità delle scelte. Già a marzo erano state apportate limitazioni alle produzioni, anche alla luce del Protocollo di contenimento del contagio e salvaguardia della salute delle persone nei luoghi di lavoro. Andavano protette le attività industriali essenziali, come quella farmaceutica e alimentare. Quello che mi colpisce è che stiamo tornando di nuovo nella morsa del Covid-19, e che in tutti questi mesi il governo e altre istituzioni non hanno fatto sostanzialmente nulla per fronteggiarne il ritorno. La protezione civile ha fatto una gara per l’acquisto di ambulanze solo una settimana fa. E poi, il problema è che il virus si diffonde nei trasporti pubblici: bisognava studiare una strategia per evitare gli assembramenti, e questo si fa solo aumentando il numero dei mezzi. Più autobus, più pullman, più corse, più treni. Ma nessuno vuole prendersi le proprie responsabilità, e comunque in Italia la catena decisionale è troppo lunga”.
Quanto all’industria della componentistica, tra i tempi affrontati dal Cav. Lav. Bonometti torna quello delle aggregazioni: “I componentisti devono capire che oggi devono lavorare insieme, mettendo a fattor comune le proprie competenze e gli investimenti nella tecnologia, che oggi fanno la differenza. È fondamentale avere delle grandi aziende, perché senza quelle non ci sono né le filiere né tutti i supplier di secondo livello.Bisogna trovare una soluzione che permetta da una parte di salvare l’identità delle aziende, dall’altra di mantenere integre le singole filiere, relative ad imprese che si occupano di cose diverse. Ci stiamo ragionando, ma la quadra va trovata: l’aggregazione non è solo un’opportunità di crescita; è una necessità storica. Certo lo Stato dovrebbe favorirla, e su questo fronte non ha fatto quasi niente. D’altra parte è troppo impegnato in salvataggi ricorrenti, come quelli dell’Ilva e Alitalia; e coltiva l’idea di sostituirsi ai privati, anche se non sa gestire la cosa pubblica”.