“All’Istria siamo legatissimi perché lì ci sono le radici della nostra famiglia, fin dai tempi dell’impero austriaco. Lì nel 1909 è nato mio padre Fulvio e lì aveva vissuto mio nonno Elio, segretario comunale di Neresine, nell’isola di Lussino. Nato nel 1884 da una famiglia di patrioti istriani, nonno Elio era un uomo con fortissimi valori, a iniziare dall’impegno civile, e pagò il suo irredentismo con tre anni di detenzione nel campo di concentramento di Graz in Austria. Proprio in prigione, però, Elio Bracco imparò il russo e il tedesco, lingua che lo portò a creare una forte amicizia con Guglielmo Merck, dell’omonima casa farmaceutica di Darmstadt. A Milano, proprio con l’amico Guglielmo fondò nel 1927 la Società Italiana Prodotti E. Merck, che poi divenne Bracco. L’Istria è una terra incredibile che ha forgiato il nostro carattere, da lì è venuta la tenacia di non arrendersi che ha contraddistinto le nostre vicende. Anche per questo abbiamo sempre sentito forte un’esigenza di “restituzione”: di ridare alle comunità in cui operiamo, a iniziare da Milano, una parte di ciò che come impresa abbiamo creato”.
Con queste parole il Cav. Lav. Diana Bracco ha commentato al quotidiano “Avvenire” la posa del monumento che la Fondazione Bracco ha donato alla città di Milano per onorare le vittime delle Foibe.
Un enorme macigno di pietra, il più grande d’Italia, che è stato posizionato nel cuore della città in Piazza della Repubblica proprio quella che per uno scherzo del destino fino alla Seconda Guerra Mondiale si chiamava Piazzale Fiume.
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