“Caro energia e inflazione si stanno mangiando le buste paga. Abbattiamo i costi e lasciamo il beneficio fiscale ai dipendenti per rilanciare i consumi. Con questa denatalità però l’industria rischia di scomparire” ha dichiarato il Cav. Lav. Marco Bonometti, Presidente e Amministratore Delegato di Officine meccaniche rezzatesi.
“In realtà i soldi per far salire i salari evitando di ricorrere a una mini patrimoniale ci sarebbero. Il problema dei salari non è certo iniziato oggi. C’è un aumento del costo dell’energia che porta via uno stipendio ai lavoratori, l’aumento dei costi per l’alimentare che porta via un’altra mensilità. Poi c’è l’inflazione, che non è quella dichiarata dall’Istat o da centri studi simili. Si tratta di un valore ben superiore: il reale livello é difficile da calcolare e ogni giorno è sempre meno sostenibile. Quindi, aumentano i costi dell’inflazione e della vita in generale, dall’altra il potere d’acquisto sta diminuendo a vista d’occhio. Bisogna ridurre il cuneo fiscale. I datori di lavoro pagano troppo e i lavoratori prendono troppo poco. Bisogna invertire questa tendenza. Da una parte bisogna lavorare per aumentare la competitività dell’azienda, dall’altra bisogna diminuire il costo del lavoro. Io come imprenditore sarei a favore di lasciare tutto il beneficio fiscale ai lavoratori. Come sappiamo, due terzi del peso fiscale ricadono sull’azienda e un terzo sul lavoratore. Proprio su questo tema, dobbiamo aumentare il potere d’acquisto per far salire i consumi. Questo farebbe diminuire il grosso danno che sta creando l’aumento vertiginoso del costo dell’energia elettrica. E dobbiamo difendere la competitività delle aziende. Se continuiamo così, vedremo l’industria italiana finire al capolinea. Tutto questo è frutto di scelte che non sono state fatte in passato, come le operazioni da intraprendere per abbassare ben prima di oggi il costo dell’energia. Inoltre, è vero che i salari sono i più bassi e i costi del lavoro tra i più alti, ma noi imprenditori abbiamo il problema che il costo per unità di prodotto in Italia è tra i più alti in assoluto. In più, su 12 mesi, lavoriamo davvero nove mesi perché il resto va allo Stato. Non solo, tra ferie, permessi e leggi speciali, i nostri lavoratori sono poco produttivi rispetto ad altri Paesi europei come Germania e Francia. Gli imprenditori e i sindacati dovrebbero sedersi attorno a un tavolo, non per difendere un’ideologia in particolare, ma per proteggere la sopravvivenza dell’Italia e l’interesse dei cittadini. Quelli più penalizzati sono i lavoratori dell’industria privata. Quelli che operano nel pubblico non hanno di questi problemi. Lo smart working che si è diffuso con la pandemia da coronavirus è una bufala. Funziona per certi settori, ma per l’industria manifatturiera non va bene”.