«Il tipo di stipendio che ha oggi un bancario richiede di fare degli interventi. In una fase in cui le banche hanno un incremento di redditività non è accettabile non concedere ai lavoratori degli aumenti di stipendio consistenti. Un aumento di 435 euro, in una fase in cui Intesa Sanpaolo quest’anno farà un utile netto di 7 miliardi di euro, e continuerà così, non ho il coraggio di negoziarlo. Abbiamo una responsabilità verso le nostre persone e una responsabilità sociale». Dal Cav. Lav. Carlo Messina, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, arriva il disco verde alla richiesta economica che i sindacati dei bancari hanno fatto nella loro piattaforma per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. È un approccio che acquista ancora più valore perché chi lo assume ha fatto «tutta la carriera in banca. Ho iniziato lavorando come impiegato di primo livello e quando sono entrano guadagnavo un milione di lire – ricorda -. Con l’inflazione che stiamo avendo, 400 euro fanno la differenza. Questa è la posizione di Intesa Sanpaolo: non farò nessun tipo di approccio negoziale su queste richieste economiche», afferma Messina. Ma c’è di più, perché il manager aggiunge anche che «è possibile immaginare uno sforzo tra banche e sindacati per una distribuzione degli utili anche alle persone che lavorano in banca, come forma di retribuzione».
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