“Risulta decisivo l’insieme del tessuto di relazioni virtuose di reciproca stima in cui sono immerse le imprese, i loro territori, il patrimonio artistico, culturale e di civiltà che in tanti modi entra nel modo di fare impresa. Il made in Italy è apprezzato nel mondo perché è contaminato da tante bellezze, dalla creatività, tenacia, generosità e simpatia umana della sua gente, dall’amore, orgoglio e passione che vengono in un certo senso assorbite dai prodotte e dai servizi” ha spiegato il Cav. Lav. Reza Arabnia nel corso di un’ampia intervista rilasciata a Italia Oggi a proposito del nuovo volume Il Segreto Italiano curato dall’Istituto Valori d’Impresa.
Importante l’accento posto sul binomio etica e business. “L’etica e il business debbono incontrarsi. Vogliamo far comprendere che il business è duraturo solo se è responsabile, cioè quando è sostenibile e innovativo pur se finalizzato alla crescita del fatturato e quindi tenendo presente anche la responsabilità verso gli stakeholders. Ci siamo dati la missione di promuovere immagine e sostanza di un’imprenditoria responsabile. L’impresa non dev’essere una semplice organizzazione volta a massimizzare i profitti ma un luogo ove uomini e donne sono chiamati a realizzare una missione produttiva in maniera responsabile verso chili ha preceduti, verso sé stessi e verso chi verrà in futuro, cui si deve consegnare un’organizzazione solida e con un equilibrio economico-finanziario sostenibile, perseguendo l’efficienza aziendale e il giusto profitto”
E molto chiaro anche il monito lanciato alla politica a cui, secondo il Cav. Lav. Arabnia, deve essere chiesto “Di tutelare il made in Italy, preservando il patrimonio culturale dell’Italia, da cui le imprese continuano ad attingere linfa vitale. Per quanto profonde, queste radici sono sempre esposte al rischio di essere tagliate a causa dell’indebolirsi della consapevolezza del loro valore in un contesto culturale in cui il pensiero dominante ha nel creare valore azionario la sua stella polare. E’ un rischio che può concretizzarsi sia nelle imprese, nei ricambi generazionali e passaggi di controllo azionario, sia nei vari organismi istituzionalmente preposti a tutelare gli interessi collettivi con specifico riferimento al patrimonio industriale e culturale”.