Tutti avvertiamo l’urgenza del sociale e della transizione ecologica, ma fino a che punto questi orientamenti riflettono la reale sostanza, il cuore autentico di un impegno civile e professionale? Non c’è il rischio che questi profili siano l’effetto di una moda, appiccica tida un’estetica gradevole che va per la maggiore? Il convegno di ieri, nella sede di Confindustria, organizzato dalla sezione di Bergamo di Fondazione Centesimus Annus, ha posto il problema, discutendo sul tema «L’etica nel business dal social washing al green washing», dove «washing» sta per maquillage, insomma un po’ di sospetta cipria sopra i grandi temi del nostro tempo.

Autorevoli le voci intervenute, espressione di mondi plurali tra cui il Cav. Lav. Pierino Persico, alla guida dell’omonimo gruppo di Nembro (900 dipendenti nel mondo), che ha parlato di «etica naturale», quella che si forma nell’azienda di famiglia e che vive in relazione reciproca con la socialità dell’ambiente che le sta attorno. «Conta l’anima dell’azienda», ha affermato, che tuttavia deve confrontarsi tutti i giorni con l’eccesso di burocrazia.