Brembo riesce a contenere nell’ultima parte dell’anno l’urto dei costi dei fattori produttivi in aumento, e pone il sigillo a numeri che, nel 2021, mettono definitivamente da parte la stagione della pandemia e dei lockdown, con un fatturato in crescita del 7,2% rispetto a fine 2019 e un Ebitda margin del 18,1%.
Ora, però, la minaccia è un’altra: allo shortage dei microchip si è aggiunto l’allarme per l’aumento dei costi di altri fattori produttivi, come l’energia e le materie prime, dinamica che si conferma anche nell’anno in corso ed è se possibile inasprita dall’emergenza legata alla crisi russo-ucraina.
Il presidente Michele Tiraboschi, che lo scorso dicembre ha ricevuto il testimone dal fondatore Cav. Lav. Alberto Bombassei (ora presidente emerito) sottolinea che i primi mesi dell’anno si sono aperti positivamente per quanto riguarda i volumi e la saturazione della capacità produttiva, ma afferma di osservare con attenzione l’evoluzione della crisi nell’Est Europa, pur ricordando che l’esposizione nell’area per il gruppo è circoscritta, non avendo produzioni dirette in loco. L’anno si è chiuso con un utile netto di 215,5 milioni, in crescita del 57,9%, su ricavi per 2,77 miliardi (+25,8%), con volumi in aumento in tutte le aree in cui il Gruppoè operativo (+31,1%in Italia). L’ebitda raggiunge 502,7 milioni, +29,3% sull’anno precedente, mentre l’ebit supera il 10,4% dei ricavi a 288 milioni. Nell’ultimo trimestre, però, l’Ebitda è stato di 121 milioni di euro, praticamente sugli stessi livelli dell’anno scorso, quando era stato di 121,6 milioni.