“Il risultato di ieri? Tre milioni: direi che andiamo bene”. La raccolta ordini del giorno precedente, primo dato che l’amministratore delegato di Gewiss Paolo Cervini va a verificare ogni mattina, ormai da molti mesi è motivo di grande soddisfazione. Commesse in arrivo dall’Italia e dai mercati esteri (l’export vale il 50% dei ricavi) che per il gruppo bergamasco della domotica e dell’elettrotecnica giorno dopo giorno si ricompongono in un risultato rotondo, spingendo i ricavi oltre quota 400 milioni di euro per la prima volta nella storia, progresso vicino al 3o% che porta il business molto al di là dei valori pre-Covid. «Il mercato è in crescita ovunque – spiega l’ad, primo manager esterno del gruppo fondato dal Cav. Lav. Domenico Bosatelli nel 1970 – e noi ci siamo attrezzati per cogliere al meglio un momento come questo. Creando cluster commerciali definiti su base geografica con staff e strutture dedicate. A cui l’anno prossimo si aggiungeranno cinque nuove business unit definite sulla base della tipologia di servizio. Un modo per far emerger tutto il potenziale inespresso, ampliare le deleghe manageriali ed essere più reattivi verso il cliente. Certo, una parte dei valori del 2021 è legata alla crescita dei listini, che abbiamo dovuto ritoccare più volte. Ma nel complesso vediamo una richiesta maggiore anche in termini di volumi, con situazioni di mercato positive sia in Italia che all’estero». Progressi che coinvolgono i diversi segmenti in cui Gewiss opera, dalla domotica ai quadri elettrici; dall’impiantistica all’illuminazione. Spaziando dalle aree 4.0 in cui cresce il peso della digitalizzazione ai prodotti standard, come ad esempio il tubo corrugato protettivo, sfornato in quantità davvero “industriale”: 1400 chilometri al giorno. Star del momento è però l’area della mobilità elettrica, con i sistemi di ricarica a presentare i tassi di crescita più interessanti, il quadruplo rispetto a quanto preventivato. «Si tratta di un business avviato solo da due anni – spiega il manager – e che tuttavia già occupa direttamente più di 5o persone, con due linee produttive coinvolte.
Oggi sviluppa ricavi per una ventina di milioni di euro ed è ancora una nicchia ma le prospettive sono ottime. Anche ora, perla verità, potendo disporre di tutta l’elettronica necessaria, saremmo in grado di fare di più».
Anche sedi stop produttivi veri e propri non ne ha dovuti programmare, il gruppo, come gran parte della manifattura italiana, continua a subire l’effetto negativo legato alla scarsità e all’impennata dei costi dei materiali, situazione che genera tensioni sia dal lato dei margini che della stabilità produttiva.