Lo scorso 4 novembre si è tenuta la presentazione del libro “Claudio Dematté: costruttore di futuro e talenti”: una raccolta biografica, edita da IASA, che ripercorre la vita e l’eredità culturale di Claudio Demattè, una figura di rilievo nel panorama economico e culturale italiano, che tra i tanti prestigiosi incarichi in seno al mondo accademico, finanziario e imprenditoriale è stato anche uno dei primi fondatori di NedCommunity, l’associazione italiana degli amministratori non esecutivi e indipendenti, componenti degli organi di governo e controllo.
Il volume, a cura di Mauro Marcantoni, Roberto Nicastro e Michele Andreaus, ospita tra le tante testimonianze dirette anche quella del Cav. Fabrizio Rindi, attuale Vice Presidente di NedCommunity e Chairman di Kairos Partners SGR che lo ha voluto ricordare con queste parole:
“Nella mia vita ho conosciuto naturalmente tante persone ma Claudio Demattè ha certamente lasciato un segno. L’ho sempre considerato come il mio amico “milanese”. E ancora oggi, a distanza di quasi vent’anni dalla sua scomparsa, Claudio rimane centrale nella mia vita.
Ci siamo conosciuti nel 1989, l’anno dopo che da Roma mi ero trasferito a Milano: da lì ha avuto inizio un’amicizia durata quindici anni, purtroppo interrottasi troppo presto. Le nostre frequentazioni avvenivano nel privato, non per lavoro, ma conversavamo ugualmente di molti argomenti anche professionali. Spesso, ad esempio, gli chiedevo consigli su questioni che riguardavano la mia attività come Amministratore Delegato della Winterthur Assicurazioni. Mi confidavo volentieri con lui: era una persona che ispirava la massima fiducia, dotata di un’onestà intellettuale molto rara; una persona obiettiva, serena e disponibile.
Ha sempre mantenuto un tratto di umiltà, una semplicità di fondo. Gli piaceva, per esempio, cucinare. Quando andavamo a cena da lui nella casa di campagna, si metteva con molto scrupolo ad armeggiare con la griglia esterna o a preparare qualche piatto. Non ha mai rinnegato le sue origini “contadine”.
Ha sempre conservato un grande equilibro interiore: era una persona intellettualmente molto solida, animata però anche da improvvisi guizzi di fantasia.
Claudio ha davvero inciso sulla mia carriera. Mi appoggiavo spesso a lui, ma grazie al suo garbo non me lo fece mai pesare.
Verso il 1993 entrò – su mia proposta – nel Consiglio di Amministrazione della Winterthur. I nostri rapporti divennero così molto più stretti, pure in ambito lavorativo. Insieme abbiamo progettato anche operazioni molto ardite, come l’acquisizione di INA Assitalia.
Quella all’interno di Winterthur è stata l’esperienza professionale principale che Claudio ed io abbiamo condiviso. Un’esperienza contraddistinta anche da molto coraggio, tanto che in quegli anni un giornale economico pubblicò una foto che ci ritraeva insieme, sotto al titolo: “Attenti a quei due”. Entrambi sapevamo assumerci fino in fondo il peso delle nostre scelte imprenditoriali.
La presenza di Claudio mi è sempre stata di aiuto e di conforto. Sapeva valutare le iniziative, che io spesso assumevo sulla base del puro istinto, con maggiore meticolosità. Posso dire che era per me l’“uomo della verifica”.
Claudio, ad esempio, era un convinto sostenitore della governance. Più volte mi sono confrontato con lui su questo argomento. Teniamo presente che all’epoca quando un Amministratore Delegato sottoponeva un’idea in Consiglio di Amministrazione era poco disposto a discuterla con i consiglieri, perché riteneva di averla già studiata e metabolizzata a sufficienza. Ho imparato con gli anni, invece, e grazie anche a Claudio, che questo modo di assumere le decisioni non è il migliore. L’Amministratore Delegato è convinto della bontà delle proprie idee sulla base del proprio percorso, ma è sempre molto importante saper confrontarsi con le esperienze e le idee altrui: ecco uno dei tanti contributi ricevuti da Claudio, che io oggi cerco di trasmettere anche ai giovani.
Sempre verso la metà degli anni 90’ ci iscrivemmo entrambi alla sezione milanese di Alleanza Democratica, una forza politica di centro sinistra nata in seguito al polverone di “Mani Pulite” e che ebbe breve vita, dal 1993 al 1997. Partecipammo anche ad alcune riunioni serali, dopo il lavoro. Eravamo seriamente intenzionati a impegnarci per il bene del Paese, dopo gli scandali politici di Tangentopoli. Entro breve tempo ci rendemmo conto, però, che quel mondo non era fatto per noi. In ogni caso questo episodio dimostra l’enorme senso civico di Claudio: non era lì per un interesse personale, ma per costruire qualcosa di positivo per la società. Come sempre, sentiva che il suo posto era in prima linea.
Fra le ultime frequentazioni con lui, ricordo quella all’interno di NedCommunity, l’Associazione Consiglieri Indipendenti a sostegno delle buone pratiche di governo societario. Claudio, purtroppo, è mancato proprio quando l’Associazione muoveva i suoi primi passi. Ricordo ancora con grande emozione l’entusiasmo e i valori con cui contribuiva alle riunioni iniziali. Da quando sono diventato Vicepresidente di NedCommunity ho sempre tenuto a ricordare Claudio Demattè ai giovani. Sono sicuro che della nostra associazione ne sarebbe stato molto orgoglioso.
Claudio ed io siamo stati uniti da un sincero e reciproco affetto. La nostra è stata un’amicizia profonda e disinteressata: anche quando discutevamo di affari c’era comunque molta “purezza” nel nostro rapporto, senza mai forzature, sottintesi, secondi fini.
Nel mio ufficio conservo quattro oggetti: la mia nomina a Cavaliere del Lavoro, attaccata alla parete; la foto della consegna del riconoscimento con l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e il Ministro Antonio Marzano; un’onorificenza del Vaticano come Commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno; e infine l’oggetto a me molto caro, una foto mia e di Claudio che mi ha sempre accompagnato, in tutti i miei uffici.”