«Dal tema dell’Afghanistan a quello dell’ottimizzazione della spesa della difesa dei vari Paesi, credo sia necessario muoversi verso la creazione di una capacità di difesa comune. Ma ci sono dei prerequisiti. Arrivare prima ad avere un’effettiva politica estera europea. Mi sembra difficile parlare di difesa se non sono chiare le priorità condivise del suo uso. Il rischio è di diventare dei follower, di dipendere da altre potenze”.
Queste le parole del Cav. Lav. Leonardo Alessandro Profumo, AD di Leonardo, pronunciate durante il Forum Ambrosetti di Cernobbio e riprese dal quotidiano La Stampa, a favore di una riapertura del dibattito in Europa per una difesa unica.
“Dobbiamo lavorare in sinergia con la Nato. Se l’autonomia fosse intesa come un ostacolo all’Alleanza Atlantica, sarebbe meglio non partire. Leonardo avrebbe due ruoli, fondamentalmente. Da una parte i programmi europei a cui già partecipiamo — come Eurofighter, NH90, Mbda — devono aumentare di numero e di sostanza. Sempre più bisogna andare verso una condivisione di capacità di difesa. Dall’altro lo sviluppo di competenze che consentono interoperabilità: oggi stiamo investendo tantissimo in tutto il mondo del digitale, a partire dall’High performance computing (Hpc, il supercomputersviluppato da Leonardo, ndr) che ci permette di avere capacità in casa nei big data, nell’intelligenza artificiale, nella simulazione e progettazione digitale. Sono elementi che diventano importanti per il nostro Paese e nella capacità di dialogo con altri sistemi che operano con le stesse logiche».
«Una capacità operativa comune porterebbe ad avere gli stessi requisiti per gli aerei, i mezzi blindati, le navi e così via. E con requisiti comuni inevitabilmente si andrebbe verso l’unificazione dei programmi, che possono portare a passi successivi. È difficile invece il percorso inverso: se si unificano le imprese ma senza standard comuni, tutto si risolve in qualcuno che si compra qualcun altro».