“Noi che abbiamo la fortuna e la responsabilità di un’impresa dobbiamo essere testimoni di un progresso che permetta una vita decorosa. Siamo in una posizione di leadership e la gente vede in noi un’icona da seguire: il nostro comportamento è importante, cosa facciamo, quello che diciamo, come ci porgiamo e come gestiamo le aziende. Dobbiamo essere consapevoli di questa nostra grande responsabilità e agire di conseguenza. Per me questo è il valore del conscious capitalism” ha spiegato il Cav. Lav. Laura Colnaghi Calissoni, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Carvico, protagonista dell’incontro 15 Minuti tenutosi martedì 6 ottobre.
Scelta da Forbes nella selezione 2020 dei 100 manager e imprenditori italiani ( leggi l’articolo di Forbes ) che stanno guidando le loro imprese con grande lungimiranza soprattutto in un momento difficile come quello in atto, il Cav. Lav. Laura Colnaghi Calissoni è da oltre quindici anni alla guida del Gruppo, leader per la produzione di tessuti demagliati elasticizzati con stabilimenti sia nel sud est asiatico che in Africa. Durante l’incontro a lei dedicato, moderato dal giornalista Walter Mariotti, ha più volte ribadito il grande valore che attribuisce al ruolo di imprenditore: un valore che non può prescindere dal profitto, senza il quale non ci sarebbe impresa, ma che deve generare progresso e crescita per la comunità di appartenenza.
“Ricordo bene quando in molti si presentarono per rilevare l’azienda: non mancarono le proposte ma nessuna di loro proveniva da un vero imprenditore. Capii che non avrebbero mai fatto crescere l’azienda e che non avrebbero nemmeno sentito l’esigenza di mantenere il posto di lavoro a chi ne faceva parte. Per questo, pur con tutte le difficoltà del momento e del mercato, decisi di non cedere e di continuare io a guidare l’azienda al posto di mio marito. Siamo cresciuti e siamo arrivati in Vietnam e in Etiopia: ritengo sia una soddisfazione” ha raccontato durante l’incontro soffermandosi anche sull’impegno a investire nella cultura del Paese: “Per noi imprenditore sostenere la cultura italiana è un dovere: dobbiamo essere degli illuminati, dobbiamo fare in modo che tutti – a partire dai nostri collaboratori – conoscano il patrimonio artistico che abbiamo intorno, dobbiamo mettere a disposizione gli strumenti per far comprendere quanto fortunati siamo a vivere in un Paese così ricco di cultura. Se finanziamo una mostra dobbiamo essere quelli che poi elargiscono ai propri dipendenti i biglietti per andare a visitarla”.
Una sensibilità sociale a cui si associa una grande sensibilità ambientale: “Un dato di fatto è che la sostenibilità costa. Un filo riciclato costa il 20% in più di uno non riciclato e il nostro settore è per natura tra i più inquinanti perché altamente “energivoro”. Se da un lato è auspicabile che il modello d’acquisto evolva diventando più consapevole, basato meno sulla quantità e più sulla qualità e sulla vita duratura di un capo, dall’altro noi produttori dobbiamo impegnarci a essere più virtuosi: nel nostro Gruppo ad esempio riutilizziamo l’acqua fino a tre volte e utilizziamo quasi il 50% di fili riciclati derivanti da moquette, reti da pesca, bottiglie di plastica varie”.
🎥 Video Intervista presente nell’archivio e disponibile tramite richiesta da inviare a: redazione@cavalieridellavorolombardia.it