
“Il Green Deal è certamente la chiave della ripartenza ma è importante che alla base ci sia un progetto. E che di questo progetto si accettino tutte le conseguenze. Alcuni settori tradizionali andranno ancora più in crisi e diversi lavori scompariranno. Andranno ridisegnate le competenze lavorative e bisognerà investire molto in formazione. L’impatto sociale non sarà facile da assorbire quindi bisognerà da un lato aiutare chi rischia di rimanere indietro, dall’altro accettare il cambiamento e non tornare a guardare al passato” ha dichiarato il Cav. Lav. Valerio Battista, CEO di Prysmian, durante un’intervista – pubblicata dal quotidiano La Repubblica – dedicata al tema della ripartenza.
Che cosa ha insegnato il Covid? “Molto. Quando a fine febbraio, guardando la Cina, abbiamo capito come si sarebbero evolute le cose abbiamo preso una decisione su tutte: prima di tutto le persone. Perché proteggerle non è solo un dovere morale ma uno strumento per proteggere anche il business. Abbiamo chiudo il nostro headquarter negli USA a inizio aprile e lo riapriremo solo a inizio ottobre. Tra i nostri 30 mila dipendenti abbiamo avuto circa 500 positivi, un centinaio negli USA dove le incertezze dell’amministrazione nell’affrontare il virus hanno pesato, come in Brasile. Abbiamo messo in sicurezza 30 mila famiglie e protetto tutta la supply chain e questo ci ha dato anche un vantaggio competitivo: abbiamo perso un po’ di operatività all’inizio ma poi mentre tutti si fermavano noi eravamo già ripartiti”.
Una ripartenza che se si guarda alle telecomunicazioni, in Italia appare più lenta, così come in Europa: “Tutto si è rallentato perché le telco europee a differenza di quelle americane e cinesi operano in un ambiente ipercompetitivo fortemente difeso dall’Ue che limita il cash flow. In Italia non solo abbiamo ancora 4 operatori mobili nonostante la fusione Wind-H3g ma abbiamo pure due operatori Tim e Open Fiber in concorrenza sulle fibre ottiche. Questo nell’immediato abbassa i prezzi per gli utenti ma è un freno per il futuro. Perché gli investimenti vanno fatti adesso. Se c’è della sfiducia è solo dove si rinuncia ai grandi progetti”.