È evidente a tutti che negli ultimi due decenni il mondo abbia vissuto un’accelerazione in materia di connessione e servizi. Si è entrati a tutti gli effetti nell’era del digitale e in questi ultimi anni si è fatto largo un nuovo fenomeno legato all’evoluzione sociale che la nosta scrittrice Shoshana Zuboff chiama con il nome di “Capitalismo di Sorveglianza”.
Proprio la Zuboff è stata l’ospite dell’incontro annuale che Kairos, guidata dall’Amministratore Delegato, il Cav. Lav. Fabrizio Rindi, ha dedicato alla propria clientela.
Dal suo intervento è emerso come “le fondamenta della nostra società siano attualmente scosse da forze nascoste che stanno mettendo sotto assedio la nostra libertà individuale senza chiedercene consenso. Dopo il capitalismo industriale, che per oltre due secoli ha estratto valore dalle risorse naturali quasi prosciugandole, è recentemente sorta una nuova forma di capitalismo che è riuscita dal 2000 in poi a trovare un nuovo bene da monetizzare, “l’unica terra vergine ancora da colonizzare”, l’essere umano. La nuova frontiera di potere ha trasformato l’uomo in un bene commercializzabile. Siamo diventati a tutti gli effetti il nuovo petrolio, un affare proficuo agli occhi del mercato, per natura incline ai trend di maggiore redditività, e che si è trovato ad investire capitali pazienti su progetti disruptive”.
Secondo Zuboff è chiaro che, pur portando grande innovazione, l’era della digitalizzazione nasconda insidie e ometta un lato oscuro della medaglia, ovvero come le grandi aziende della Silicon Valley stiano ormai da anni spiando i dati della popolazione mondiale senza che quest’ultima ne sia consapevole, arrivando a manipolarne i pensieri e le azioni, fino anche il voto politico.
Quale soluzione devono adottare i paesi del mondo per proteggere la democrazia e il libero arbitrio?
Nel 2001 dopo il crollo delle Torri Gemelle il mondo si è trovato a fare i conti con la minaccia del terrorismo e di conseguenza, soprattutto negli Stati Uniti, le proposte di legge per la tutela della privacy vennero accantonate rapidamente. L’opinione pubblica, scossa dalla paura, si espresse a favore di misure di controllo altamente invasive per garantire una maggior sicurezza del cittadino.
L’Europa, dal canto suo, ha riscoperto recentemente una maggior consapevolezza sull’argomento. Da qualche anno a questa parte, anche a seguito dello scandalo Cambridge Analytica, è riemerso il tema della privacy e con essa l’esigenza sempre più impellente di misure restrittive e sanzionatorie per garantire un futuro digitale vigilato e regolamentato, al fine di salvaguardare la democrazia.