Il Corona virus in un settore ad alta socialità
Aldilà delle misure suggerite dal governo, del telelavoro o dello smartworking dove possibile e di maggiore elasticità di orario per approfittare dei mezzi di trasporto quando sono meno affollati, dell’essere riusciti a far arrivare i mezzi per il telelavoro a una dipendente intrappolata nella zona rossa e delle misure delle quali abbiamo già sentito varie testimonianze vorrei sottolineare un aspetto che colpisce in particolar modo una industria come la nostra.
Le case editrici del nostro gruppo promuovono più di tremila eventi culturali ogni anno sul territorio e i nostri autori sono invitati in tutti i festival. In più partecipiamo alle fiere di settore internazionali tra le quali le più importanti sono Londra e Bologna a marzo e Francoforte a ottobre. Poi ci sono le fiere rivolte al pubblico e infiniti festival. Molti eventi sono stati repentinamente cancellati per il mese di marzo, gli uffici stampa dovranno lavorare più on line e meno off line. Ma la Fiera del libro di Londra, nonostante molti grandi gruppi internazionali abbiano cancellato la loro partecipazione, ha continuato a ribadire chela fiera si terrà. Anzi l’unico provvedimento preso dalla Fiera di Londra era stato di offrire a chi lo volesse un servizio a pagamento per igienizzare lo stand. Una nuova voce di fatturato. Così non ci siamo limitati ad annunciare la nostra rinuncia ma abbiamo anche voluto spiegarne le ragioni inviando una lettera aperta ai colleghi (ripresa anche dai media di settore internazionali, https://publishingperspectives.com/2020/03/milan-italy-stefano-mauri-world-publishing-shows-london-book-fair-coronavirus-covid19/).
La comunità degli editori è una comunità internazionale piuttosto affiatata, accomunata dalla curiosità e dalla particolarità di questo mestiere, abituata a incontrarsi in queste tre fiere ogni anno. Lo scambio di informazioni da persona a persona è la linfa vitale del settore. Abbiamo sentito la responsabilità di trasmettere ai nostri colleghi la necessità delle misure di contenimento che sono state attivate in Italia dato che purtroppo in questo caso siamo un po’ più avanti degli altri nell’esperienza. Abbiamo anche avanzato il dubbio se sia opportuno procedere con le fiere e i festival nei prossimi due o tre mesi. Nel corso di una fiera come quella di Londra circa 1.000 persone in tre giorni sviluppano qualcosa come 20 mila incontri vis a vis di mezz’ora ognuno per parlare dei libri di prossima pubblicazione. Ognuna incontra da vicino circa 50 persone. Dopo di che queste ritornano nei loro 60 Paesi di provenienza.
Ci è sembrato doveroso denunciare il rischio che tale evento comporta in questo momento dal punto di vista epidemiologico, sentito il parere di amici medici, invitando fiere e festival ad una riflessione. Abbiamo ricevuto molti ringraziamenti per la nostra chiarezza da partecipanti indecisi se cancellare. A volte anche per una impresa il business deve passare in secondo piano. Milano ha spostato il Salone del Mobile, Ginevra quello dell’Auto, Parigi quello del libro ma a Londra sembrava non fossero sensibili.
Siamo noi ipersensibili? No, semplicemente senza farne un dramma vogliamo che questa epidemia passi in fretta e ridurre le occasioni di contagio. È notizia di queste ore che finalmente anche Londra ha cancellato l’evento.
Tra qualche giorno il nostro amatissimo autore Luis Sepulveda avrebbe dovuto aprire il festival romano Libri Come, ancora in calendario. Non lo farà perché è sotto una tenda a ossigeno nelle Asturie per avere contratto il coronavirus in un festival letterario portoghese.